21 maggio 2017

“L’altra Toscana” - Val di Cornia e Suvereto

 “L’altra Toscana” - Val di Cornia e Suvereto

Tutti al mare! Tutti al mare!

14 Maggio, si parte ancora tutti insieme, in 19, alla scoperta di una zona antica, la Val di Cornia.

Maremma...

Siamo al confine tra la Maremma Livornese e quella Grossetana, terra di etruschi e ricca di tanta toscanità, il mare tirreno con la sua macchia mediterranea profumata, i cinghiali, il vino, l’olio, non manca niente.

Siamo al crocevia enoico tra le produzioni classiche del sangiovese e le propensioni verso la Francia che hanno caratterizzato in maniera indelebile importanti denominazioni che sono qui a due passi. Qui si unisco gli uvaggi bordolesi col sangiovese, si uniscono le uve del Rodano, Syrah e Viogner al classico Vermentino e Aleatico.

Terra una volta di grandi volumi e basse qualità che si sta riconvertendo con tanta passione e attenzione a grande qualità, cambiando metodologie di allevamento, riducendo rese e densità di impianto, aumentando la cura nell’utilizzo, secondo criteri biologici, dei prodotti che si usano in vigna.

Terra ricca di minerali e baciata da venti perenni che la sanificano e si invertono di direzione tra la mattina e la sera. Siamo ai lembi delle Colline Metallifere e le argille rosse che si uniscono a scisti e sabbie lo dimostrano senza ombra di dubbio. Marmi colorati che affiorano tra il rosso della terra a creare uno scheletro su cui la vigna cresce rigogliosa.

Terroir

Queste gite oltre al piacere del buon vino e del cibo del territorio offrono sempre tanti spunti di ripasso e di approfondimento della nostra conoscenza. Della comprensione di quanto le caratteristiche pedo climatiche oltre che un bel discorso a lezione si concretizzino nella bottiglia di vino della zona, qualunque essa sia.

E proprio per questo troveremo un filo conduttore di grande mineralità e sapidità nei vini. Di aromi inebrianti della macchia mediterranea, della forza e del calore del sole che si tramuta in struttura e dell’eleganza donata della sanità di uve e terreni. Se si aggiunge la maestria e competenza delle persone che lavorano ecco che arriviamo a eccellenze riconoscibili. Assolute espressioni di una parola tanto inflazionata quanto esaustiva: terroir.

In piedi all’alba, vita da sommelier

Ma torniamo al racconto, si parte alle 7 la mattina più o meno puntuali, facce stanche ma interessate. Reduci da bagordi o lavori notturni che però non hanno tolto la voglia di partecipare e partire.
Il viaggio è breve e le due ore scorrono veloci per arrivare alla prima cantina.

TUA RITA

Semplice inversione del nome della proprietaria, la signora Rita Tua che ci renderà poi omaggio con un saluto prima della partenza.

E’ il genero della signora Rita, Stefano, che ci accompagnerà insieme a Chiara alla scoperta di questa importante azienda partendo dalla vigna per arrivare nei calici. 

La storia è la base delle nostre radici

La storia della azienda parte nel 1984 come desiderio ancestrale di vivere e coltivare la terra, ma la vera svolta arriverà nei primi anni novata a seguito di due episodi che caratterizzeranno per sempre il loro lavoro. La visita di Pinchiorri in azienda e l’assaggio del neonato Redigaffi di cui acquistarono allora una delle due barrique prodotte per un prezzo di 25.000 lire al litro e la partecipazione l’anno successivo a un concorso “Galli contro Etruschi” svolto in occasione del Vinitaly in cui il Giusto di Notri sbaraglio la concorrenza in una degustazione alla cieca ricordata con orgoglio visto la nobiltà dei partecipanti.

Da allora un susseguirsi di lavori grazie anche a preziosi suggerimenti direttamente dall’azienda re del Merlot nel mondo, Chateau Petrus, che qui hanno soggiornato per le vacanze più volte.

Pre-vendemmie sono la base del risultato

Cordone speronato doppio, cambi di densità di impianto, espansione degli ettari vitati dell’azienda e soprattutto sistemi di prevendemmia atti a migliorare la qualità del raccolto finale. Una grande pulizia nel lavoro che si percepisce a partire dalla vigna per terminare nei calici durante la degustazione.

Sono cinque i vini in degustazione che ci faranno percorrere per intero la produzione dell’azienda e ancora una volta Stefano e Chiara saranno le nostre guide indispensabili.

Perlato del Bosco Vermentino 2016, direttamente dalle colline all’ingresso del Golfo di Baratti, un bel sorriso  fresco ed elegante. Agrumi e timo decorati dal sale grosso del mare e impreziosito da una granella di mandorle.

Lodano 2014, il vino di casa, il vino di Rita. Riesling, Chardonnay e Traminer che alloggiano per un breve periodo in legno. Naso e freschezza da riesling tedesco, bocca grassa dello chardonnay il tutto amalgamato dalla frutta esotica del Traminer. Un patrimonio organolettico importante per un bianco di grande carattere.

Rosso dei Notri 2015, sapiente miscela delle uve provenienti dalle prevendemmie di Sangiovese, Cabernet, Sauvignon, Merlot e Syrah, elegante nella frutta e nei tannini, spiccatamente fresco e profumato. Un vino che ricorda molto i rossi del sud della Francia, soprattutto per l’abito elegante che indossa.

Perlato del Bosco rosso 2014, Sangiovese 100% da un’annata in generale fresca. Il frutto varietale diventa sapido e minerale e si contorna di note verdi, ma mai scomposte. Dal tannino giovane alla macchia mediterranea balsamica, agli aromi più umidi del sottobosco. L’affinamento in barrique lo impreziosiste di terziari ben incastonati nella sua trama. Ottima beva.

Giusto di Notri 2010, omaggio alla chiesa di Suvereto porta il nome del primo vigneto piantato appunto in località Notri. 20 anni di storia delle vigne e tanti riconoscimenti. Classico taglio Bordolese a prevalenza Cabernet Sauvignon molto giovane ma già di grande soddisfazione. Naso ben marcato dagli aromi fini dei legni di primo passaggio, polpa di frutta rossa gustosa in bocca son un bel finale di cioccolato lungo e piacevole. Un vino da spettare nelle mille sfaccettature che assumerà, col tempo di sicura soddisfazione ma già divertente da bere adesso.
Lasciamo l’azienda arricchiti da tanti racconti di storia e di vita e col simpatico e cordiale saluto della Signora Rita che è scesa ad incontrarci.

A due passi
Poche metri più giù, tornando indietro dalla strada da cui siamo arrivati, troviamo 

GUALDO DEL RE

Ci accoglie il simpatico Lorenzo che ci guida nella visita della cantina, prodigo di racconti e descrizioni. Si vede la passione e il forte sentimento che lo lega all’azienda.
Quattro generazioni di viticultori e un’azienda che svolta all’inizio degli anni novanta dopo che a metà del decennio precedente il proprietario Nico Rossi, dopo diversi viaggi in Francia porta a Suvereto l’esperienza appresa legata a tipologie di impianti, potatura verde e lavori in cantina. Pratiche imprescindibili per ottenere vini di qualità. 

Longobardi tra i colli della Maremma

Ma perché GUALDO? Da queste parti molte aziende lo utilizzano nel nome! L’etimologia della parola risale al periodo di dominazione Longobarda da cui la parola Wald, foresta. La foresta del Re.

I racconti si ripetono e non potrebbe essere altrimenti lungo il filo conduttore che conduce alla qualità. Cordone speronato e guyot, concimi naturali, coltivazioni biologiche ma lieviti selezionati in cantina. Non è certo un peccato e non c’è motivo di nasconderlo. Dal 2000 solo monovitigni nel vino per esaltare ancora di più la tipicità dei risultati. E così l’azienda produce un classico vermentino e un sorprendente pinot bianco, non certo comune da queste parti.

Stesso percorso sulle uve rosse, dal Toscano Sangiovese al Merlot, dal Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc all’Aleatico per finire con un inconsueto Pinot Nero, la vera sfida dell’azienda già di buone promesse. Qui non regna solo il vino, c’è un bell’agriturismo che ci aspetta, elegante, accogliente e ricco di sapori toscani. Ricco dei nostri salumi in tutte le espressioni, dei crostini e delle bruschette, della pappa col pomodoro e della panzanella profumatissima. Dei formaggi. Le immagini parlano da sole e i sorrisi ancora di più.

Composizione (linguistica)

Qualche problema nella scelta originale dei nomi dei vini, prontamente risolti usando ancora una volta la nostra arma migliore, la Toscanità sinonimo di arguzia e di prontezza. Ed è così che nasce I’Rennero simpatica contrazione lessicale di un nome già esistente sul mercato.
Ma non scordiamoci dei vini, tanti e tutti piacevolmente intriganti e ben abbinati al pranzo che ci aspetta.
Alessandro affiancherà Lorenzo per permetterci di godere nei giusti tempi di piatti e vini. Siamo tanti e un valido aiuto fa sempre comodo.

Partiamo con Eliseo Bianco 2015, 100% Pinot Bianco, ottimo da aperitivo e antipasti, fresco e profumato nei classici aromi floreali e di frutta bianca. Piacevolmente fine a dispetto della latitudine e del clima caldo prossimo al mare.

Giusto il tempo di iniziare a godersi i salumi ed arriva Valentina 2015, il più tipico dei Vermentini toscani, caldo, sapido e minerale come vengono sulla nostra costa. Sorso pulito e fresco. Chiudi gli occhi e ti vedi già in estate in riva al mare la sera al tramonto con un calice in mano.
Shiny, rosato da uve Aleatico. Un flash di Provenza per colore tenue, profumi ed eleganza. Fragoline di bosco e melograno. La pappa col pomodoro gli sorride ammiccante appena lo vede nel calice.

Ecco la seconda sorpresa, dopo il pinot bianco è la volta del pinot nero, Senzansia 2015, tutto attaccato così come l’ho scritto, come lo scrive un vero toscano. Naso inconfondibile, colore un po meno, abbastanza scuro ma non credo sia facile in questi climi mantenerlo scarico e tenue. La bocca affianca al suo frutto una bella speziatura che arricchisce il sorso fresco, sapido e facile. Un vino piacevole da bere esattamente senzansia, non me ne vogliano i puristi della Borgogna.

Continua la progressione, Eliseo 2014, Sangiovese della costa, cesellato da Merlot e Cabernet Sauvignon. Il vino del territorio esattamente piacevole come il territorio da cui nasce. Un rosso vivace in bocca grazie a sottili note vegetali e speziature ricche del frutto e dell’affinamento. Un vino che mantiene la caratteristica principale dell’azienda, pulizia e bevibilità…e non è poco.

Federico Primo 2014, un nome da imperatore, il nome del primo figlio. 100% Cabernet Sauvignon perfettamente integrato nel legno. Fine e fresco, ricco di ciliegie, frutti di bosco e spezie, balsamico e gustoso. Buona struttura e davvero elegante il lavoro sulla componente vegetale di quest’uva che diventa un pizzo sulla veste del re.

Cabraia 2014, il mio preferito della ricca batteria! 85% Cabernet Franc e 15% Cabernet Sauvignon con un’esecuzione da applausi per un’uva che se non curata al meglio diventa sgradevole. Frutto nero intenso, spezie dolci e vaniglia, tannino setoso che insieme alla freschezza equilibra perfettamente il sorso caldo e rotondo. Come non comprarne una bottiglia!

Gualdo del Re 2011, il vino che porta il nome dell’azienda. La vera bandiera. 100% sangiovese. Suvereto DOCG. Sangiovese purosangue che nonostante la vicinanza al mare regala tutta la sua parte varietale profumata di ciliegie e viole e un complesso finale di spezie, cacao e tabacco, i profumi delle tostature. Solo il colore un po scuro tradisce le maturazioni importanti vicino al mare, ma lo perdoniamo volentieri.

Chiude la batteria ricchissima I’Rennero 2011, Merlot in purezza di grandissima struttura e tipicità. La bocca evolve e le ciliegie diventano marasche sotto spirito le more in confettura e il ribes nero intenso. E ancora una volta la differenza la fa la freschezza e la mineralità che sfumano gli ardori delle maturazioni calde della costa e riportano armonia in un sorso importante e austero.

Ripartire dopo una sequenza di 9 vini di questo livello non sarà facile ma i sorrisi si sprecano e un grosso grazie a Lorenzo e Alessandro per averci guidato in questo percorso è d’obbligo.

HIDEYUKI MIYAKAWA

Bulichella ci aspetta per finire la serata in bellezza e non sarebbe carino farsi attendere.
La storia di questa cantina rasenta la leggenda. L’inizio è nel 1983 quando quattro famiglie acquistano il casolare e l’azienda agricola spinte dal desiderio di riportare la natura al centro dei processi agricoli. Detto così sembra un’ovvietà ma non lo era per niente e la necessità di allontanarsi da prodotti di sintesi era e si è mantenuta la loro bandiera negli anni. La storia della famiglia di HIDEYUKI MIYAKAWA, unico proprietario dal 1999 è ricca di avventurosi aneddoti che accompagnano la nostra visita in compagnia della gentilissima Rachele, prima in fronte al vigneto e poi nella cantina.

Diffidenza

La coltivazione biologiche in quegli anni venivano viste con diffidenza ma la perseveranza e i risultati ottenuti sono stati poi da traino per molti altri. I concetti base si ripetono, basse rese di impianto, igene in vigna, vendemmie verdi, sovesci, rame e zolfo solo lo stretto indispensabile e regolamentato in un medio periodo di 5 anni.

La DOCG Suvereto nascerà nel 2012 grazie all’opera di questa azienda e del suo proprietario.
Bello l’agriturismo e incantevole la terrazza dove ci ospitano per la degustazione con una vista che si protrae fino a perdersi all’orizzonte. Ancora cinque vini ci aspettano per chiudere la giornata quando incontreremo la signora Miyakawa figlia del proprietario prima di andare via.

Tuscanio, vermentino che rimane sulle sue fecce fini facendo batonnage fino a poco prima dell’imbottigliamento. Le pratiche di cantina rinforzano la bocca che assume consistenza. Aromi varietali di pera e fiori bianchi con una leggera nota di miele. Fresco e sapido come serve.
Rubino, soprattutto Sangiovese con Cabernet, Merlot, Petit Verdot. Esempio chiaro di rosso di queste colline. Inox e legno usato sviluppano la giusta profondità e piacevolezza della bevuta per un vino a tutto pasto che diventa più intrigante nel finale.

Coldipietrerosse 2012, la DOCG della cantina, la bandiera dell’azienda, si presenta leggermente ridotto ma basta giusto un po’ d’aria per pulirlo perfettamente e sprigionare i suoi profumi. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Merlot, bordolese negli intenti, toscano nell’anima. Equilibrio ed armonia esemplari. Lavoro di cesello sui tannini. Grande spettro aromatico. Bocca ampia e distesa, mai in affanno, sorretta perfettamente da freschezza e sapidità, da una mineralità che si spinge fino alle note scure della grafite. Cacao e tabacco biondo chiudono nel finale lunghissimo.

E’ il turno di un monovitigno, il Syrah con Hide 2012 cambia anche la linea dell’etichetta pur mantenendo nello sfondo i classici cipressi toscani. Il vino dedicato al titolare HIDEyuki. I riflessi viola di una base impenetrabile tradiscono la sua origine. Un bouquet di aromi morbidi, dal fiore scuro alla frutta nera, ma che porta con sé la dolcezza degli aromi e termina nei classici profumi di vaniglia. Il tannino è ancora un po’ giovane, meno ruffiano ma non aggressivo. Giovane e scalpitante. Un Syrah potente come è giusto che sia.

Terminiamo la giornata in dolcezza con un Viogner passito, abbandonato per una storia travagliata e difficoltosa. Il Tesoro di Bulichella, prodotto e lasciato in disparte in cantina a causa dello scarso risultato, che si è preso una rivincita a distanza di mesi di abbandono dopo un’incontrollata evoluzione. Difficile da riprodurre in futuro ma facile da gustare adesso con una buona freschezza e una parte zuccherina delicata che accarezza setosa lingua e palato di chi lo sorseggia. Aromi intensi di camomilla e zafferano, di scorze di agrumi canditi immersi in sfumature di miele d’acacia.

Code sulla FI-PI-LI (macchissenefrega siamo in pullman)

Di nuovo sul pullman che ci riporterà a casa stanchi ma soddisfatti di aver incontrato tre realtà diverse ma ciascuna importante. Un pullman che porta nella stiva i tesori acquistati da tutto il gruppo, dal più semplice Vermentino all’aristocratico Redigaffi, nessuno escluso. Tre realtà ricche del prezioso frutto di un lavoro attento e meticoloso, rispettoso di tradizioni ma pronto a mettesi in gioco per una naturale evoluzione verso la qualità che non era certo patrimonio di queste terre per il vino. Tre protagonisti di queste bellissime colline a ridosso di uno dei tratti più affascinanti della nostra toscana.

...ricordatevelo la prossima volta che verrete a fare un giro da queste parti.

Aldo Mussio
Aldo Mussio

Wine Lover and Champagne addicted. Da tutta la vita si destreggia e sopravvive tra hardware e software di tutte le specie, che sono poi la sua vita imprenditoriale. Ha trovato rifugio nel mondo del vino in tutte le sue declinazioni ludiche e si distrae in vari ambienti “social”.

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