16 aprile 2012

Elogio della Follia: la sfida del pinot nero in Toscana

Elogio della Follia: la sfida del pinot nero in Toscana

Lunedì 16 aprile, a Borgo San Lorenzo nelle splendide sale di Villa Pecori Giraldi, guidati dal celebre giornalista americano Burton Anderson si è svolta la prima edizione di Eccopinò: un gruppo di coraggiosi (o incoscienti) vignaioli dell’Appennino Toscano hanno presentato in anteprima la loro produzione.

Di scena la vendemmia 2009 di otto produttori (i vini erano 9 perché l’Azienda Podere Fortuna si presentava con 2 etichette) ma soprattutto un vitigno che sembra aver trovato un luogo di elezione nelle valli più impervie della Toscana: il Pinot Nero.
La presentazione era riservata alla stampa, ai ristoratori e a pochi fortunati degustatori, tra i quali il sottoscritto.

Il trait d’union è uno dei vitigni più celebri al mondo: il pinot nero, il sovrano della Borgogna, origine di alcuni tra le bottiglie più ricercate e costose, basti pensare ai vini del Domaine de la Romanee Conti. Le zone dove si svolge questa ricerca del “Santo Graal” viticolo in terra di Toscana, non sono certo famose per le valutazioni (più o meno attendibili) dei più noti critici enogastronomici, ma la passione che anima questi produttori è davvero grande e i primi risultati sono incoraggianti. Molto interessante da leggere il manifesto dei nove viticoltori di pinot nero dell’Appennino toscano per capire le origini e le aspirazioni di questa sfida (di Frascole, vista la produzione “confidenziale”, non siamo riusciti ad assaggiare i campioni).

Manifesto dei Viticoltori di Pinot Nero dell’Appennino Toscano

Viticoltori di pinot nero dell’Appennino toscano, mossi dalla passione per le loro vigne e per le loro montagne, trovano buona cosa collaborare assieme per raggiungere i seguenti scopi:
a) migliorare la qualità dei rapporti umani, tra persone che condividono la stessa passione, sotto il segno dell’amicizia, dell’impegno, dell’onestà e della convivialità
b) conoscere realtà diverse dell’Appennino toscano per aumentare la consapevolezza della propria peculiarità- effettuare scambi di esperienze, degustazioni collettive, con lo scopo di comprendere reciprocamente meglio i contorni del proprio lavoro
c) condividere la pratica o il semplice interesse per l’agricoltura biologica e biodinamica e per la tutela del territorio montano
d) mantenere aperta la possibilità di collaborare per unire i singoli sforzi nel settore promozionale e comunicativo
e) valorizzare i prodotti degli associati, ottenuti in accordo con la filosofia dell’Associazione
f) avere la possibilità di parlare con un’unica voce nei confronti delle varie amministrazioni pubbliche
g) dimostrare la vocazione del territorio montano dell’Appennino toscano per la produzione di pinot nero varietale e qualitativo
h) diffondere, nell’immaginario collettivo, la realtà appenninica toscana come territorio vocato al pinot nero
i) creare le condizioni per realizzare un percorso turistico (artistico, culturale, storico, paesaggistico) ed enogastronomico attorno alle aziende
j) organizzare regolarmente una rassegna (a rotazione nelle diverse valli montane) per promuovere i prodotti della montagna attorno al pinot nero
k) favorire la ricerca scientifica e la formazione professionale legate alla viticoltura montana.

Ed eccole le aziende associate:

Casteldelpiano, Licciana Nardi (Lunigiana)
Podere Còncori, Gallicano (Garfagnana)
Macea, Borgo a Mozzano (Garfagnana)
Podere Fortuna, San Piero a Sieve (Mugello)
Il Rio, Vicchio (Mugello)
Terre di Giotto, Vicchio (Mugello)Il Lago, Dicomano (Mugello)
Frascole, Dicomano (Mugello)
Podere della Civettaia, Pratovecchio (Casentino)

I vini che hanno davvero entusiasmato la platea dei degustatori, sono senza dubbio all’altezza delle idee dei nove “amici” produttori.

Partendo dalla Lunigiana, passando per la Garfagnana, approdando nel Mugello, con un’ultima ma assai significativa deviazione nel Casentino, i vini rispecchiano un tratto stilistico esemplare e sorprendente. Nessuno dei produttori utilizza diserbanti, tutti ricorrono ai lieviti autoctoni, spesso i metodi di coltivazione sono biologici se non addirittura biodinamici.
In cantina gli interventi sono ridotti al minimo anche perché, come sostengono i diretti interessati, con questo vitigno è molto difficile bluffare. Le zone sono tutte caratterizzate da forte escursione termica e nei prodotti lo si avverte chiaramente. I viticoltori coinvolti, che si sono gettati grandissimo entusiasmo in questa lodevole“pazzia”, sono dei veri personaggi ognuno con dei preziosi aneddoti da raccontare: dal pronipote dell’Oste del Pascoli in Garfagnana, Roberto da Prato di Podere Concori, ad Alessandro Brogi del Podere Fortuna nelle cui terre all’ombra del Castello di Cafaggiolo si coltiva uva fino dall’epoca dei Medici.

E il Pinot Nero in Casentino?

Ebbene dovete sapere che fino ad una decina di anni fa un contadino di Soci nei pressi di Bibbiena, detto Fatica, coltivava dei vecchi ceppi di “Borgogna Rosso”, secondo la tradizione portati dalle armate Napoleoniche nel primo decennio del 1800. Sentendo parlare VincenzoTommasi del Podere della Civettaia di Pratovecchio, il Presidente dell’associazione, si capisce come l’amore che questi vignaioli hanno per la Borgogna non li intimorisca affatto, bensì li stimoli verso questa “vetta” meno irraggiungibile di quanto si possa immaginare.

I vini presentano spiccate caratteristiche varietali, con un frutto ben presente e una tagliente acidità.

La bevibilità e l’eleganza sono un tratto distintivo di tutti i campioni, forse alcuni sono un po’ “frenati”, almeno in questa fase giovanile, da un importante grado alcolico.

Che il pinot nero abbia trovato una nuova casa in “terra italiana”? Forse è prematuro affermarlo ma sicuramente il progetto merita rispetto e attenzione perché le premesse ci sono tutte. E poi, che meraviglia abbinare l’incontro con i nove produttori e i loro vini ad un itinerario spettacolare per paesaggi, arte e storia, in alcune delle più suggestive valli della Toscana!

Giovanni D'Alessandro
Giovanni D'Alessandro

Innamorato perso della Borgogna e del Pinot Noir, cerca, si spera con successo, di trasmettere la sua passione urbi et orbi.

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