23 dicembre 2024

Moscato d’Asti: la dolce favola delle feste

Moscato d’Asti: la dolce favola delle feste

C’era una volta, nelle colline incantate del Piemonte, un vino speciale che sapeva parlare al cuore delle persone. Con il suo profumo avvolgente e il suo sapore inconfondibile, il Moscato d’Asti divenne presto un simbolo di gioia e convivialità. Non era un vino qualsiasi, ma un nettare dorato che faceva sorridere le labbra di chiunque lo assaggiasse, soprattutto durante il periodo più magico dell’anno: il Natale.

Una storia antica e profumata

Le origini del Moscato d’Asti si perdono nella notte dei tempi, ma già nel Medioevo le colline piemontesi, culla di questa varietà, erano famose per il loro "vinum muscatellum". Il Moscato Bianco, la varietà d’uva che dà vita a questo spumante, è una delle più antiche al mondo, citata persino dagli antichi Greci e Romani. Tuttavia, fu nelle Langhe, nel Monferrato e nel Roero che questa uva trovò la sua patria ideale, grazie al clima fresco e ai terreni calcarei.

La vera svolta arrivò nel XIX secolo, quando Carlo Gancia, pioniere della spumantizzazione, decise di valorizzare le qualità aromatiche del Moscato Bianco creando uno spumante leggero e dolce. Da quel momento, il Moscato d’Asti cominciò a essere apprezzato non solo in Italia ma anche all’estero, diventando un ambasciatore del Piemonte.

Oggi, il Moscato d’Asti DOCG è uno dei vini più rappresentativi della tradizione italiana. La sua produzione è regolata da un disciplinare rigoroso che ne garantisce la qualità: uve raccolte rigorosamente a mano, un basso grado alcolico (massimo 5,5%) e una dolcezza che deriva unicamente dagli zuccheri naturali dell’uva.

L’incontro magico con pandoro e panettone

Ogni Natale, il Moscato d’Asti rinnova il suo antico rituale: sposarsi con i grandi dolci della tradizione italiana, il panettone e il pandoro. Ma perché questo abbinamento è così speciale? Il panettone, con le sue uvette e i canditi, e il pandoro, con la sua morbidezza burrosa, richiedono un vino che sia dolce ma non stucchevole, capace di accompagnare e allo stesso tempo bilanciare la loro ricchezza. È qui che il Moscato d’Asti dimostra tutta la sua magia.

Grazie alla sua freschezza e alle sue bollicine delicate, il Moscato pulisce il palato tra un boccone e l’altro, regalando una sensazione di leggerezza. Le sue note aromatiche di pesca, albicocca, salvia e fiori bianchi si intrecciano perfettamente con i sapori dei dolci natalizi, creando un connubio irresistibile.

Ǫuesto abbinamento non è frutto del caso. Nel corso del Novecento, durante i grandi pranzi natalizi, era tradizione concludere il pasto con un dolce lievitato e un vino dolce locale. In Piemonte, il Moscato d’Asti diventò presto il compagno ideale, grazie alla sua capacità di celebrare senza appesantire.

Storie e curiosità

Il Moscato d’Asti non è solo un vino, ma anche un custode di storie e tradizioni. Si racconta che, in passato, le famiglie piemontesi conservassero gelosamente alcune bottiglie di Moscato per brindare agli eventi più importanti, come matrimoni, battesimi e anniversari. Un aneddoto curioso risale agli anni '50, quando una panetteria milanese decise di offrire "pacchetti regalo" natalizi che includevano un panettone artigianale e una bottiglia di Moscato d’Asti. L’idea ebbe un successo travolgente, trasformando questo abbinamento in una consuetudine diffusa in tutta Italia.

E che dire della tradizione dei brindisi? Durante le festività, il primo bicchiere di Moscato era riservato ai più giovani della famiglia, per introdurli al mondo del vino con qualcosa di leggero e gioioso. Un’usanza che ancora oggi si tramanda in molte famiglie.

Caratteristiche tecniche e degustazione

Da un punto di vista tecnico, il Moscato d’Asti è un piccolo capolavoro. La sua produzione prevede una fermentazione lenta e controllata, interrotta per mantenere un residuo zuccherino naturale. Ǫuesto processo preserva la freschezza e l’aromaticità del vino, conferendogli quella caratteristica spuma leggera che lo rende unico.

Sebbene non si possa generalizzare, in degustazione il Moscato d’Asti si presenta di un colore giallo paglierino, spesso brillante, con un perlage il più delle volte fine. Al naso, può sprigionare profumi intensi di fiori d’arancio, pesca bianca, salvia e miele. Al palato, è dolce ma mai pesante, grazie a una spiccata acidità che lo rende incredibilmente piacevole e beverino.

Moscato d’Asti e Asti Spumante: due anime della stessa uva

Ǫuando si parla di Moscato d’Asti e Asti Spumante DOCG, molti li confondono, pensando che siano due nomi diversi per lo stesso vino. In realtà, pur condividendo la stessa origine e l’uva Moscato Bianco, questi due vini rappresentano due interpretazioni ben distinte, sia per quanto riguarda il metodo di produzione che lo stile.

Le Origini storiche

Il Moscato d’Asti, come abbiamo visto, nasce nelle colline del Piemonte e ha una storia antichissima, ma la sua versione moderna dolce e leggermente frizzante si afferma nel XIX secolo, grazie alle tecniche di fermentazione controllata.

L’Asti Spumante, invece, ha una genesi più recente, databile intorno agli inizi del XX secolo, quando l’Italia cominciò a sperimentare con la spumantizzazione per creare un’alternativa dolce e spumeggiante ai celebri Champagne francesi. Fu il metodo Martinotti-Charmat, ideato dall’enologo piemontese Federico Martinotti e poi perfezionato da Eugène Charmat, a dare vita al primo Asti Spumante così come lo conosciamo oggi.

Differenze di produzione

La principale differenza tra i due vini risiede nel metodo di vinificazione:

  • Moscato d’Asti DOCG

Il Moscato d’Asti è un vino frizzante ottenuto interrompendo la fermentazione del mosto prima che tutti gli zuccheri si trasformino in alcol. Ǫuesto processo avviene in grandi vasche d’acciaio, mantenendo la pressione a livelli inferiori (generalmente sotto 2,5 atmosfere), il che gli conferisce la tipica effervescenza delicata.

  • Gradazione alcolica: massimo 5,5% vol.
  • Pressione: inferiore a quella di uno spumante, spesso percepito come "leggermente frizzante".
  • Asti Spumante DOCG

L’Asti Spumante, invece, è un vero spumante, con una fermentazione che raggiunge una pressione più alta (almeno 3,5 atmosfere), conferendogli bollicine più intense e persistenti. Anche in questo caso si utilizza quasi sempre il metodo Charmat, ma il processo dura più a lungo rispetto al Moscato d’Asti per garantire un’effervescenza vivace e cremosa.

  • Gradazione alcolica: di solito intorno al 7% vol.
  • Pressione: simile a quella di altri spumanti, come il Prosecco.

Differenze Organolettiche

Ǫueste differenze di produzione si riflettono anche nel profilo gustativo:

  • Il Moscato d’Asti è più dolce, con bollicine delicate che accarezzano il palato. È pensato per essere un vino da abbinare ai dessert più semplici e delicati.
  • L’Asti Spumante, invece, offre una dolcezza bilanciata da un’effervescenza più marcata, risultando ideale per brindisi festivi o per accompagnare dolci più ricchi come crostate e pasticceria secca.

In conclusione, Moscato d’Asti e Asti Spumante sono come due volti della stessa medaglia: uno è la versione più intima e dolce, l’altro il compagno perfetto per le celebrazioni più vivaci. Entrambi, però, raccontano con orgoglio la straordinaria tradizione piemontese e il talento italiano nel creare vini capaci di conquistare ogni palato.

Epilogo

E così, caro lettore, giungiamo alla fine di questa dolce favola. Il Moscato d’Asti, con la sua leggerezza e la sua gioia, ci ricorda che le cose semplici sono spesso le più preziose.  Ǫuindi, la prossima volta che aprirai una bottiglia di Moscato accanto a un pandoro o un panettone, alza il calice e brinda non solo al Natale, ma anche alla storia, alla tradizione e al piacere di condividere momenti speciali.

Alla salute e buone feste!

Lorenzo Gianassi
Lorenzo Gianassi

Sommelier per passione e professionista del marketing, da sempre sono affascinato dalle storie che ogni bottiglia racconta.
​Amo esplorare piccole realtà vinicole e scoprire nuovi produttori che portano avanti tradizioni autentiche.

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