Marco De Bartoli: l'uomo che ridiede anima al Marsala

La città del vino
Marsala sorge maestosa all'abbraccio di due mari sul Capo Boeo, come un balcone naturale sulla Sicilia occidentale. Qui, dove le rotte del Mediterraneo si sono incrociate per millenni, ogni pietra racconta storie di popoli viaggiatori e culture in dialogo. Le saline dello Stagnone sono un miracolo di luce: al tramonto, cristalli di sale e vasche rosate compongono un mosaico scintillante, mentre le Isole Egadi vegliano all'orizzonte come vigili sentinelle del mare.
Il respiro della città è un intreccio di eredità preziose: dagli Arabi, maestri delle saline, agli Spagnoli che hanno cesellato palazzi e tradizioni. Marsala è una tela vivente dipinta da innumerevoli mani, dove i vicoli sussurrano storie di un passato glorioso. In questo crocevia di culture è nato il Marsala, vino che porta in sé l'anima stessa della città: luminoso come il sole mediterraneo, salmastro come la brezza marina, profondo come le sue radici storiche. Ciascun calice è un viaggio nel tempo, un racconto di marinai e mercanti, di saperi antichi e ardite innovazioni.
Il Baglio Samperi
Lasciando le vie del centro, la strada si snoda verso la contrada di Samperi, dove si erge la Cantina Marco De Bartoli. Il Baglio Samperi emerge dalla campagna siciliana come un miraggio: le sue mura ocra, i cornicioni che alternano il bianco al bordeaux, sembrano un ponte tra due mondi. L'architettura evoca i patios andalusi, gli archi richiamano Siviglia e le bodegas di Jerez de la Frontera, quasi a suggerire un gemellaggio spirituale tra terre vocate al vino.
Ma è il rombo discreto dei motori nel cortile a rivelare l'altra anima di questa storia. Le auto sportive parcheggiate, con le loro linee aggressive addolcite dal tempo, raccontano il passato di Marco De Bartoli: prima di rivoluzionare il mondo del Marsala, era un pilota di rally, abituato a domare la potenza e cercare la perfezione in ogni curva. Quella stessa audacia, quella ricerca ossessiva dell'eccellenza che lo guidava in pista, si è trasformata in una missione enologica: ridare dignità e autenticità al Marsala. Il Baglio Samperi è diventato il suo nuovo circuito, dove la precisione del pilota si è fusa con la pazienza del vignaiolo, creando un'eredità che continua ad evolvere.
L'eredità di Marco De Bartoli
Accompagnati da Giuseppina, che ha ereditato dal padre non solo le vigne ma soprattutto quella visione rivoluzionaria che ha cambiato la storia del Marsala, varchiamo la soglia della cantina, nel cuore del Baglio. L'aria è densa di profumi inebrianti: legno stagionato, vino che riposa, storia che si fa presente. Le botti si susseguono maestose, custodi silenziose di un racconto che iniziò nel 1773, quando il mercante inglese John Woodhouse, rapito dal vino locale, decise di esportarlo in Inghilterra. Per preservarlo durante i lunghi viaggi in mare, aggiunse alcol al nettare siciliano, dando involontariamente vita al Marsala, fortificato che conquistò l'Europa.
Il metodo in perpetuum
Qui, tra queste mura robuste, prende vita il Vecchio Samperi, testimone di un'epoca in cui il Marsala era un vino secco e ossidativo, nato dalle uve autoctone e cullato dal tempo. Marco ha resuscitato il metodo 'in perpetuum', un sistema ancestrale che ricorda il metodo Solera utilizzato nella produzione dello Sherry spagnolo. Il processo si sviluppa in una sequenza di botti di rovere e castagno disposte orizzontalmente su più livelli, dove il vino più giovane è ottenuto da uve Grillo raccolte in leggera sovramaturazione. Ogni anno, dalla botte più bassa viene prelevata e imbottigliata una porzione tra il cinque e il dieci percento del vino, mentre la stessa quantità viene rimpiazzata dalla botte sovrastante, contenente vino più vecchio. Da qui, con un sistema di prelievi e rabbocchi successivi, il vino viene trasferito nelle botti seguenti, in un flusso continuo che attraversa numerose generazioni. È un processo che richiede pazienza infinita e maestria assoluta: ogni movimento deve essere calibrato, ogni travaso studiato per mantenere inalterato l'equilibrio del sistema. Il risultato è un vino dalla complessità straordinaria, dove ciascuna goccia contiene memoria delle vendemmie passate, in un gioco temporale che sfida il concetto stesso di annata. Questo metodo permette al Grillo di esprimere la sua vera essenza, senza necessità di alcol aggiunto, in un dialogo continuo con la terra di Sicilia.
Accanto a questa gemma preziosa, Marco ha dato vita al Marsala Superiore Riserva, un ponte elegante tra usanza e innovazione. Qui la fortificazione diventa arte: una piccola quantità di mistella, ottenuta da mosto fresco e acquavite della stessa uva Grillo, si unisce al vino base in una stretta delicata. Non una concessione al mercato, ma un omaggio consapevole alla tradizione, dove la mistella arricchisce senza prevaricare, donando al vino quel carattere "Superiore" che parla di territorio e di rispetto.
La rivoluzione di Marco De Bartoli, iniziata alla fine degli anni '70 quando ereditò dalla madre il Baglio Samperi, è stata tanto semplice quanto audace: riportare il Marsala alle sue radici più pure, in un'epoca in cui dominava la produzione industriale. Una visione controcorrente che ha ridato dignità a questo nettare, trasformandolo da semplice vino da cucina a protagonista dell'enologia mondiale.
La terra e il vento
Lasciamo alle spalle la penombra della cantina per immergerci nella luce abbagliante dei vigneti, dove i singoli elementi raccontano una storia secolare. Sotto i nostri piedi, il suolo di Samperi rivela la sua unicità: la calcarenite, un calcare marino che custodisce in sé testimonianze di vita mediterranea. Come un antico manoscritto di conchiglie fossili, questo terreno poroso è la chiave dell'eccellenza: trattiene l'acqua come uno scrigno prezioso, rilasciandola goccia a goccia alle viti nei momenti di arsura.
Il vento qui è protagonista: il maestrale, fresco e impetuoso, danza tra i filari insieme allo scirocco caldo d'Africa. Sono i custodi naturali del vigneto, purificatori instancabili che forgiano il carattere delle uve con il loro eterno alternarsi. Ma il vero tesoro di queste terre è il Grillo, vitigno regale che qui trova la sua massima espressione. Come un artista capriccioso, richiede attenzioni continue e comprensione profonda: la sua natura sensibile lo rende soggetto all'aborto floreale, esigendo un lavoro di precisione quasi chirurgica nella selezione dei grappoli. È un rito ciclico quello che si compie poco prima della vendemmia: una potatura parziale che, come un sapiente scultore, elimina il superfluo per concentrare nelle uve prescelte tutta l'essenza del territorio. Il risultato sono vini di straordinaria complessità, dove l'acidità vibrante si fonde con una struttura possente, creando nettari destinati a sfidare il tempo.
Camminando tra i filari, si percepisce quella rara magia che nasce quando ogni elemento - terra, vento, uva e mano dell'uomo - trova il suo posto perfetto in un disegno più grande. È il racconto di una Sicilia autentica, dove il Grillo si fa ambasciatore di una realtà viva e in continuo sviluppo.
I vini: un viaggio nel tempo
Il sole inizia a declinare quando rientriamo verso la sala di degustazione. Qui, il tempo sembra aver trovato una sua dimensione particolare: tappeti persiani si distendono sotto i nostri passi come vecchie mappe del gusto, mentre preziosi dettagli veneziani qua e là catturano l’attenzione. Botti secolari, travi a vista e bauli di legno punteggiano l'ambiente come custodi dell’artigianato, creando un'atmosfera dove rustico e raffinato si fondono in perfetta armonia. Al centro, una lunga tavolata dall’aria accogliente richiama i grandi incontri di famiglia, dove le degustazioni diventano un’occasione per celebrare e condividere valori comuni e progetti futuri.
Il percorso sensoriale inizia con il Terzavia Classico, espressione moderna del Grillo in versione spumante. Metodo classico pas-dosé, unisce tecnica francese e carattere mediterraneo. Le bollicine, fini ed eleganti, disegnano al palato un affresco di mela verde e lime. Ogni sorso rivela la versatilità di questo vitigno, capace di esprimersi con raffinatezza anche in chiave contemporanea.
Il Terzavia Cuvée VS rappresenta un'ulteriore ascesa: qui il Grillo incontra una piccola percentuale di Vecchio Samperi, che ne amplifica struttura e complessità. Le note cremose del legno si fondono con la freschezza varietale, creando un vino dove progresso e tradizione dialogano con equilibrio.
Nel calice, il Vignaverde cattura l'essenza più pura e immediata del Grillo. La sua giovinezza vibrante sprigiona profumi di agrumi e melograno, mentre la sapidità tipica di Samperi emerge nel finale, regalando freschezza e verticalità. Un vino schietto che racconta la Sicilia con immediatezza.
È il momento del Vecchio Samperi, pietra miliare dell'azienda. I profumi evocano noci tostate, cera d'api e resina, preludio a un sorso profondo e articolato. Marsala ancestrale non fortificato, esprime la visione più autentica del territorio. La sua ricca struttura e il carattere ossidativo lo rendono versatile negli abbinamenti: esalta i contrasti con ricci di mare e bottarga, mentre la sua eleganza accompagna piatti elaborati come l'anatra all'arancia o un ramen speziato.
Il gran finale è affidato al Marsala Oro Superiore Riserva 2009 DOC. La mistella si fonde con il Grillo in un matrimonio perfetto, dove la dolcezza trova il suo contrappunto nell'acidità naturale dell'uva. L'affinamento in rovere conferisce profondità e persistenza, creando un vino da meditazione che si rivela al meglio con formaggi erborinati e confetture agrodolci.
La degustazione si trasforma così in un viaggio attraverso le infinite possibilità del Grillo e del territorio di Marsala. Ogni vino è un capitolo diverso dello stesso romanzo: quello che narra di una famiglia che ha scelto di interpretare la tradizione con rispetto e coraggio. In un'epoca di standardizzazione, i vini De Bartoli rimangono testimoni di una visione autentica, dove il tempo è ancora misura di qualità. Sono l'espressione di una Sicilia che guarda al futuro senza dimenticare le proprie radici, raccontando attraverso i calici una storia di passione, territorio e rinascita.
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Venus Nadia Khounsarieh
E' un medico “gastro-enologo” (come scherzano gli amici) con una passione per uno stile di vita sano ma godereccio.
Tra un paziente e l'altro, prenota viaggi per il mondo che ama scoprire attraverso il vino e il cibo: i migliori narratori di un territorio!
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