13 dicembre 2015

Tre cantine in Cormòns (per tacer dell’enoteca)

Tre cantine in Cormòns (per tacer dell’enoteca)

“Non ho particolari talenti, sono soltanto appassionatamente curioso”, pare avesse detto Albert Einstein parlando di se stesso, frase che ho mutuato dovendo raccontare il mio approccio al mondo del vino. E la passione e la curiosità mi spingono in giro per il mondo ad approfondire la conoscenza di nuove zone vinicole. Un incontro per caso su Facebook, ed è partita la voglia di una nuova meta: Cormòns, nel Collio (per la geografia vinicola, sia Doc Collio - sulla collina - che Doc Isonzo - in pianura - ).

Una breve consultazione a qualche guida e a qualche sito, qualche giro di mail ed ecco delineate le tre visite in due giorni che costituiranno l’avanguardia di un futuro giro più intenso in questa zona. La scelta è caduta su tre piccoli produttori: l’Azienda Silvano Ferlat, Roberto Picech e Renzo Sgubin.

Di padre in figlio, l’amore per il vino

Moreno Ferlat fa l’enologo in una grande azienda della zona, forse la più famosa. Ad un certo punto ha deciso di occuparsi dei vigneti di famiglia (attiva nella viticoltura fin dagli anni ‘50),  fino ad una decina di anni fa utilizzati per la produzione familiare e per la vendita dello sfuso. Da qui la conversione verso il biologico e l’imbottigliamento. Uve provenienti sia dai vigneti storici che da quelli nel frattempo rinnovati con nuove barbatelle o con nuove varietà più interessanti, per un totale di 5 ettari di vigne.
Per i Picech la viticoltura è intrecciata con la storia della famigilia. I Picech abitano dal 1920 la collina di Pradis e nel 1963 hanno acquisito la proprietà delle vigne sulle quali già lavoravano. Sulle etichette spicca la scritta “le vigne del Ribel”. E il Ribel era Egidio, il padre di Roberto, che assieme a sua moglie Jelka (ricordatevi questo nome) impostò l’azienda, passata poi nelle mani di Roberto e sua moglie Alessia.
A Pradis, proprio dove si incontrano le Doc Collio e Isonzo, si trovano le vigne e la cantina di Renzo Sgubin e di sua moglie Michela. Renzo eredita la passione per la vigna e i vini da nonno Eugenio e papà Bruno. Dagli anni Novanta è lui a condurre l’azienda.

Idee chiare su quel che si vuol fare!

Da Ferlat i vigneti sono condotti in biologico, le tecniche di coltivazione e di vinificazione sono usate sempre tenendo in mente l’obiettivo del vino che si vuole ottenere. Le idee di Moreno sono chiare, e lo vedi quando ti racconta dei suoi vini e di come li ottiene. Parlando della Malvasia e del Cabernet, viene fuori la sua filosofia: “fare, con uve del territorio, vini non del territorio”, ma con un’impronta tutta personale.


Chiara anche la filosofia che contraddistingue il lavoro di Picech: vini di carattere, lontani dalle mode del momento, prodotti con naturalità senza estremismi, ricchi di mineralità e sapidità. “La passione a monte di tutto”  e “il vino buono è tradizione e innovazione”. In queste due frasi possiamo raccogliere tutto lo spirito di Renzo Sgubin. “Renzo è un perfezionista”, ci dice invece sua moglie Michela... E il perfezionismo di Renzo lo vedi già a partire dalla cantina, ordinatissima e perfetta, rifatta nel 1999, noi pensavamo l’avesse inaugurata il giorno prima!

Naturali in vigna e in cantina, puliti al naso...

Per tutti le macerazioni non sono esercizi di stile modaiolo, ma sono sempre funzionali al vino che si ha in testa, mai estreme, le vendemmie sono sempre ben controllate e le tecniche di cantina sempre efficaci. Tutti i vini degustati sono contraddistinti da una grande pulizia olfattiva, nonostante un largo uso di lieviti indigeni e tecniche di vinificazioni “naturali”, che spesso sono solo moda.

Moreno Ferlat: rispetto per il territorio, tocco personale

Arriviamo trafelati direttamente da Firenze e anche un po’ affamati… Moreno deve intuirlo, sparisce e torna con dei formaggi splendidi (che abbiamo scoperto essere di un’azienda della zona e siamo andati subito a comprare) e del salame… si comincia bene!

Pinot Grigio e Friulano
Si parte dal Pinot Grigio 2014, di uno splendido color salmone (a proposito: avete mai visto un grappolo di pinot grigio? Potrebbe sorprendervi!) e un bel naso di fragoline di bosco e lampone. A proposito, “i friulani non bevono pinot grigio!”, dice Moreno. 
Si passa al vino che i friulani bevono… ed è il Friulano, cos’altro, altrimenti? A proposito, qui lo chiamano tutti Tocai, la costrizione a cambiare nome ancora non è andata a genio! Fiori bianchi e mandorla caratterizzano questo vino.

Sauvignon e Malvasia Grame
Il Sauvignon 2014 viene dalla vendemmia precoce dei vigneti storici per dare acidità al vino, e quella un po’ più matura, dai nuovi cloni a grappolo più spargolo, per i profumi. “A me piace la Loira”, è la dichiarazione d’intenti! Si parva licet componere magnis, ci siamo. Pompelmo, frutta tropicale e fiori di sambuco al naso, e un buon equilibrio in bocca.
“Questo è il mio bianco del cuore!”, dice Moreno. Il Grame 2013 (100% Malvasia) è effettivamente un bianco con una marcia in più: macerazione, malolattica in barrique molto vecchie e batonnage che portano ad un vino ampio ed opulento, con una buona freschezza, e che punta decisamente verso le spezie (noce moscata, pepe bianca, ecc.).

I rossi: Merlot e Cabernet Franc
Si passa poi ai rossi, col Merlot 2013, che Moreno riconosce non essere stata una bellissima annata, in vigna, poi il Cabernet Franc 2013.
Si chiude con il Cru di casa Ferlat, il Sessanta 2011, Cabernet Franc da un vigneto impiantato nel 1960 e dal quale prende il nome il vino. L’orgoglio di Moreno, che si coccola come un bimbo: etichette incollate a mano e ceralacca sul tappo. Uve scelte manualmente in vigna, resa di 30 quintali per ettaro, un vino con struttura importante, bei tannini e bocca rotonda. Al naso, si comincia dai frutti rossi e neri, per passare a bei terziari di spezie, caffè e liquirizia.

Roberto e Alessia Picech: il vino come uno di famiglia

Arriviamo a casa Picech e Alessia ci accoglie nella splendida sala che è anche la sala colazione per gli ospiti che decidono di dormire da loro (“quasi tutte le aziende qui hanno qualche stanza”, ci dice Alessia). Due enormi finestre danno sulle vigne, meglio di qualsiasi quadro uno possa incorniciare. “Tornate in primavera, qui avete a disposizione una Vespa per esplorare le nostre colline andando dove vi pare!”, ci suggerisce Alessia. E io già mi vedo in giro per cantine con la sua Vespa gialla… torneremo di sicuro!

Friulano e Jelka
Alessia prende le bottiglie dei bianchi… il Friulano, il Bianco Jelka e l’Athena. “E la Malvasia?” “Quella è esaurita da tempo”. Ero venuto incuriosito dalle belle parole di un altro produttore su questo vino e dal fatto di non essere riuscito ad assaggiarlo alla presentazione delle Eccellenze dell’Espresso, e ci sono rimasto un po’ male… per fortuna poi sono riuscito a recuperarlo all’Enoteca di Cormòns, e meno male, un grandissimo vino!
Dopo un buon Friulano base, si passa al Bianco Jelka, dedicato a Gabriella “Jelka” Sirk, la mamma di Roberto, assemblaggio di Ribolla Gialla, Friulano e Malvasia. Un vino complesso, dinamico, con una bella mineralità.

Athena e Ruben
“E' sempre possibile visitare la nostra azienda ed assaggiare i nostri vini. Le comunico soltanto gli orari (abbiamo 2 bambini e in qualche momento, gli dedichiamo il giusto tempo).” Questa è stata la risposta di Alessia Picech alla mia mail, e anche i vini “importanti” di casa Picech, l’Athena e il Ruben, hanno il nome dei due bimbi!
L’Athena è il friulano dedicato alla loro figlia e prodotto solo in 500 magnum! “L’origine, la vita, la tradizione. E ́ il mio modo d’intendere il vino oggi” è la dichiarazione che accompagna questo vino. Un naso di fiori bianchi e pesca matura, grazie alla macerazione.
E anche il rosso di punta della casa, la riserva di Merlot e Cabernet Sauvignon, ha preso il nome del loro secondo figlio, Ruben, alla sua nascita. Un “vinone” ricco e complesso, che ha bisogno di qualche anno per potersi esprimere al meglio.

Renzo e Michela Sgubin: le radici, il futuro

“Ciao Michela, sono Martin, stavo venendo da te…” “...e vi siete persi, non ci trova mai nessuno, qui i due lati della strada hanno due nomi diversi e i navigatori impazziscono”: è cominciato così l’incontro con Michela Sgubin, che per fortuna alla fine abbiamo trovato!
Michela ci viene incontro, è curiosa:”come mai siete venuti da noi? Non è che siamo così famosi!”. Mi avevano incuriosito alcune cose che avevo letto in giro e il solito consiglio dell’amico.
“Vi avverto, la 2014 è stata un’annata molto difficile in zona”, ci dice. Ci racconta di una vendemmia e vinificazione avvenuta con grande difficoltà e preoccupazione. “Abbiamo assaggiato tutto dopo un mese… abbiamo smesso di assaggiare prima perché ogni volta pensavamo ‘ma che abbiamo combinato?’”, racconta Michela. Lei ci racconta di stile d’azienda con vini un po’ più morbidi, noi anche anche così li abbiamo trovati di grande equilibrio, chissà!

Pinot Grigio, Chardonnay, Malvasia, Friulano, Merlot
Tanti vini, abbiamo assaggiato: il Pinot Grigio e lo Chardonnay 2014, il Merlot 2012… 
In particolare ci hanno colpito la Malvasia 2014 (“E’ sempre stata qui, fin da piccolo l’andavo a cercare tra i nostri filari. Mi piaceva mangiare i suoi chicchi dorati, di un dolce quasi assoluto”), un bouquet di fiori, e il Friulano 2014: del resto, per Renzo, “se non sai fare il Tocai non sei Friulano”., e lui il Friulano lo sa fare eccome. Fiori, frutta, la tipica mandorla, in un insieme di bella pulizia ed eleganza.

3.4.3
il 3 aprile 2003 è stato poi un giorno importante per Renzo e Michela: è nato Leonardo, a cui viene dedicato appunto il 3.4.3, l’uvaggio di Friulano, Chardonnay, Malvasia e Sauvignon: un vino che come Leonardo ha bisogno di crescere, ma che darà belle soddisfazioni. Un vino morbido e complesso, con sentori di frutti bianchi e frutta dolce, accompagnati da una lieve vaniglia data dal legno: come dice Renzo, “l’odore della fanciullezza”.

L’Enoteca di Cormòns: dove i vignaioli son di casa… e ti senti a casa anche tu!

34 produttori della zona hanno deciso di mettersi insieme e di fondare l’Enoteca di Cormòns, con una bella sede nella piazza principale del paese. L’idea è fantastica: si possono mangiare salumi e formaggi della zona, qualche insalata, ma soprattutto si possono assaggiare al bicchiere i vini di tutti i 34 produttori! Spesso si parla di territori che non sanno fare sistema: in questo caso il sistema c’è ed è ben fatto.


E di come i produttori sentano questo posto casa loro, lo si capisce dal fatto che si trovino tutti lì a bere un bicchiere di vino. Elena Orzan, la gentile direttrice dell’enoteca, ce li indica via via… “Quello è il signor Raccaro!”, “Ecco Franco Toros con Magnàs!”, e così via.
E noi possiamo assaggiare i vini dei produttori che non siamo riusciti a raggiungere, o che non avevano più disponibilità dei vini: la Malvasia di Picech, appunto, il Collio Bianco di Edi Keber, il Friulano di Colle Duga… eccellenze di un territorio che vorresti esplorare tutto: e allora, ci vediamo in primavera, Cormòns!

Martin Rance
Martin Rance

Nessuno sa come si pronunci il cognome. Segno distintivo, la curiosità: quella per il mondo del vino l'ha portato alla Fisar, che l'ha trasformata in passione. Corrente "bianchista", vivrebbe di champagne e fiano. Appassionato di didattica: la trasmissione del sapere arricchisce tutti.

facebook.com/martinrance

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