17 dicembre 2009

Chianti Classico: una storia toscana

Chianti Classico: una storia toscana

Chianti Classico: una storia toscana

La Toscana esprime da sempre un’identità culturale e storica costruita nei secoli dai suoi amministratori, artisti, letterati e da tutto quel tessuto socioeconomico formato dai suoi artigiani e contadini. Tra i tesori che la Toscana regala al mondo vi è senza dubbio il suo territorio, da sempre votato alla produzione di grandi vini tra cui primeggia per tradizione, notorietà e livello qualitativo il Chianti Classico.

Un viaggio alla scoperta del Chianti Classico non può che iniziare con le tappe storiche più importanti che hanno portato la Denominazione a essere oggi uno dei sistemi socioeconomici del vino più importanti del mondo.

Il Medioevo e l’attuale fisionomia del territorio.Numerose sono le testimonianze che ricordano, nella zona del Chianti, la presenza degli Etruschi e dei Romani, ma è a partire dal Medio Evo che il Chianti comincia ad acquistare quel paesaggio architettonico che ancor oggi lo contraddistingue. Fu proprio in epoca medievale, infatti, che questo lembo di Toscana fu teatro di aspre battaglie fra Firenze e Siena, impegnate a contendersi quello che pochi secoli dopo diverrà il territorio di uno dei vini più noti al mondo. Così accanto ai villaggi, alle pievi e alle badie , furono costruiti castelli e roccaforti, che in tempo di pace, furono poi in parte trasformati in ville e residenze.

La pace portò con sé una rinascita agraria capace di arricchire ulteriormente il paesaggio con

testimonianze relative ad una nuova organizzazione del lavoro. Sono di quel periodo, infatti, la maggior parte delle case coloniche e le sistemazioni poderali, tutt’oggi esistenti. Fu la consacrazione del rapporto che sin dall’epoca etrusca legava la gente del Chianti con la propria terra. L’espressione più intensa e nobile di questa simbiosi fu da subito la produzione del vino, già in documenti del 1400 chiamato “Chianti”.

1716: nasce il Vino Chianti. Il territorio del Chianti acquistò un tale prestigio da indurre, nel 1716, il Granduca di Toscana Cosimo III a tutelarne il nome, fissando in un bando i confini della zona di produzione, che ancora corrispondono approssimativamente agli attuali 70.000 ettari. Il bando del 1716 rappresenta il primo documento legale nella storia che istituisce la delimitazione di un’area viticola di produzione. E’ di fatto il primo esempio di DOC ante litteram. Dal 1716 il Chianti vide crescere sempre di più la sua fama, al punto che due secoli dopo i suoi produttori decisero di unirsi nella sua difesa.

1924: nasce il primo Consorzio Vitivinicolo d’Italia.A tutela della produzione del Chianti, il 14 maggio 1924 un gruppo di 33 produttori si riunì a Radda in Chianti per dar vita al Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine. Il simbolo scelto fin da subito fu il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.

1932: il “Classico” è l’unico, l’originale.Negli stessi anni però, proprio per la notorietà che aveva acquistato il Chianti, si trovò conveniente produrlo anche negli altri territori toscani dotati di una certa vocazione viticola, adottando le stesse pratiche e gli stessi uvaggi del territorio d’origine. Questo vino venne commercializzato con il nome di Chianti, sottolineandone la caratteristica di essere fatto “all’uso” del Chianti, e da quel momento l’indicazione geografica si trasformò in una e vera e propria denominazione enologica. Accanto all’originario Chianti, nacquero così altre sei diverse tipologie di vino.

Così, nel testo del decreto ministeriale del 1932 che sancì questo stato di cose, su impulso del Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’origine la zona del Chianti venne definita come “zona di origine più antica” e al vino prodotto nel suo territorio fu aggiunto il suffisso “Classico”, proprio per distinguere il primo, l’originale, dagli altri “Chianti” realizzati fuori dal territorio storico di produzione.

1984: arriva la DOCG.Nel 1984 l’intera denominazione Chianti, e quindi anche la sua zona di origine più antica, il Chianti Classico, ottenne la DOCG (denominazione d’origine controllata e garantita), il riconoscimento più alto per i vini italiani di qualità.

1996: il Chianti Classico diviene una DOCG autonoma.Dal riconoscimento di primogenitura del 1932 il Chianti Classico ha rappresentato per oltre 60 anni una sottozona del più generico Vino Chianti.

Dopo decenni che hanno visto impegnato il suo Consorzio di Tutela nella conquista di numerose tappe di avvicinamento al riconoscimento esclusivo della denominazione, con il decreto ministeriale del 5 agosto 1996, viene approvato il disciplinare separato per la denominazione Chianti Classico, che trasforma il Chianti Classico non più in sottozona della denominazione “Chianti”, ma in denominazione autonoma.

2005: il Gallo Nero arriva in fascetta. Nel giugno del 2005, il marchio del Gallo Nero viene inserito all’interno del contrassegno di Stato e quindi applicato obbligatoriamente su tutte le bottiglie di vino Chianti Classico. Se fino ad allora era possibile apporre il marchio del Gallo Nero solo sulle bottiglie dei soci del Consorzio, con l’immissione del marchio in fascetta di stato il Gallo Nero distingue ogni bottiglia di Chianti Classico prodotta, dai soci del Consorzio ma anche dai produttori non soci. Il Gallo Nero rafforza così il ruolo di simbolo univoco e unificante di tutto il Chianti Classico, assumendo un connotato fortemente identificativo del territorio e dell’intera filiera produttiva.

Il territorio

Il territorio del Chianti comprende nelle sue terre i comuni di Castellina, Gaiole, Greve e Radda in Chianti per intero ed, in parte, quelli di Barberino Val d’Elsa, Castelnuovo Berardenga, Poggibonsi, San Casciano Val di Pesa e Tavarnelle Val di Pesa. In tutto 70.000 ettari. I confini del territorio di produzione del vino Chianti Classico sono rimasti invariati rispetto a quanto definito nel decreto ministeriale del luglio 1932.

Per lo più coperto da boschi, dove prevalgono querce, castagni e pini, punteggiato da cipressi, il Chianti è una zona con altitudini che oscillano tra i 200 e gli 800 metri. Il clima è continentale ma senza eccessive escursioni termiche. I terreni, sassosi e poco profondi, presentano pendenze anche notevoli.

Le caratteristiche del clima, del terreno e dell’altitudine rendono il Chianti una regione particolarmente adatta alla produzione di vini di qualità, primo fra tutti il Chianti Classico, e di un altro prodotto tipico e di grande pregio, l’olio extra vergine di oliva.

Elemento distintivo del paesaggio agrario chiantigiano sono infatti i filari dei vigneti specializzati ed i recenti oliveti, colture che interessano rispettivamente 10.000 e 8.000 ettari. Dei 10.000 ettari coltivati a vite, circa 7.000 sono destinati al vino Chianti Classico DOCG, la cui produzione si aggira mediamente ogni anno attorno ai 270.000 ettolitri.

Il vino Chianti Classico

I criteri di definizione del Chianti Classico . Il Chianti Classico è un vero e proprio vino di territorio. Da nessun altra parte al mondo potrebbe nascere con le caratteristiche che lo distinguono nei mercati di tutto il mondo, proprio perché il suo vitigno principale, il Sangiovese, nel Chianti trova la sua naturale consacrazione. Vitigno a bacca rossa originario dell’Italia centrale, il Sangiovese dà vita a vini dal colore rosso rubino che con l’invecchiamento tende al granato, dal profumo di spezie e piccoli frutti di bosco, dalla buona struttura, eleganti, rotondi, vellutati.

Per poter acquisire la denominazione di Chianti Classico, quindi, non è sufficiente che il vino sia prodotto nella regione del Chianti. Deve anche rispettare una serie di regole previste dal disciplinare di produzione, prima fra tutte proprio la particolare base ampelografia, che prevede la presenza del Sangiovese in una percentuale che va da un minimo di 80 alla realizzazione “in purezza”. Oltre al Sangiovese possono essere presenti fino a un massimo del 20% altre uve a bacca rossa autorizzate e/o raccomandate, autoctone come il Canaiolo e il Colorino o internazionali (Cabernet Sauvignon, Merlot etc.).

A partire dalla vendemmia 2006 non possono più essere utilizzate le due uve a bacca bianca, il Trebbiano e la Malvasia, il cui impiego era precedentemente consentito fino a un massimo del 6%.

Altri aspetti peculiari del disciplinare del Chianti Classico:

  • Entrata in produzione dei vigneti a partire dal terzo anno dall’impianto con produzione consentita ridotta del 60%. Dal IV anno dall’impianto i vigneti possono produrre fino al massimo consentito dal disciplinare.

  • Bassa resa per pianta (max. 2 chilogrammi di uva a ceppo) e per ettaro (max. 75 q.li)

  • I vini del Gallo Nero sono presenti sul mercato in due versioni: annata e riserva.

  • Gradazione alcolica minima di 12° per il vino normale e di 12,5° per la Riserva

  • Immissione al consumo del vino non prima del 1° ottobre dell’anno successivo alla vendemmia per l’annata e un anno dopo per la Riserva

Il Chianti Classico Annata. Vino relativamente giovane e ricco di frutto, viene messo in commercio a partire dal 1° ottobre successivo alla vendemmia.

Nel corso della trasformazione da uva in vino si possono ottenere prodotti giovani e di piacevole consumo, caratterizzati dalla grande bevibilità, perfetti in abbinamento a primi piatti e a piatti a base di carni bianche e rosse.

Il Chianti Classico Riserva. Capace di esprimere un perfetto equilibrio tra eleganza e potenza, alla Riserva sono destinate fin dalla vendemmia le uve migliori, che contengono le sostanze che poi garantiranno al prodotto grande spessore, un bouquet ampio e complesso.

Vino ricco di struttura e capace di affrontare un lungo periodo di maturazione, può essere definito riserva solo se raggiunge una maggiore gradazione alcolica (12,5°) e dopo aver trascorso un invecchiamento minimo di ventiquattro mesi, di cui almeno tre di affinamento in bottiglia.

Solo le annate migliori, quando la maturazione delle uve è perfetta ed omogenea, possono dare vini così strutturati da essere destinati all’invecchiamento.

La riserva, vino in cui prevale la possente struttura del Sangiovese, è il compagno ideale per carni importanti, grigliate, arrosti, brasati, selvaggina o formaggi stagionati.

Oltre al carattere unico che il Sangiovese regala al Chianti Classico, i vini del Gallo Nero riescono a esprimere fedelmente le diverse sfumature che nascono dai diversi suoli e altitudini degli oltre 70.000 ettari del suo territorio. A queste differenze si aggiungano le differenti storie di vita e conseguenti filosofie di produzione dei 350 soci imbottigliatori: tante voci, ognuna con peculiarità che arricchiscono un unico grande coro.

La leggenda del Gallo Nero

Molte sono le leggende che riguardano questo periodo storico, tra cui quella che fa risalire il simbolo del Gallo Nero da una singolare tenzone medievale. E’ comunque dato storico che il Gallo Nero, simbolo della pace raggiunta tra le due repubbliche toscane, divenne a partire dal 1300 l’insegna della Lega Militare del Chianti.

Il marchio che da sempre accompagna le bottiglie di Chianti Classico è il Gallo Nero, storico simbolo dell’antica Lega Militare del Chianti, riprodotto fra l’altro dal pittore Giorgio Vasari sul soffitto del Salone dei Cinquecento, nel fiorentino Palazzo Vecchio.

La storiografia di questo simbolo comprende anche una singolare leggenda ambientata nel periodo medievale. La sua vicenda segnò in pratica l’unità politica dell’intero territorio chiantigiano, perché fu proprio il comportamento di un gallo nero a deciderne il destino.

La leggenda narra che nel periodo medievale, quando le repubbliche di Firenze e Siena si combattevano aspramente per prevalere l’una sull’altra, il territorio del Chianti, proprio perché intermedio alle due città, fosse oggetto di dispute pressoché continue. Per porre fine alle contese e stabilire un confine definitivo, venne adottato un bizzarro quanto singolare sistema. Si convenne di far partire dai rispettivi capoluoghi due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro. La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato dato dal canto del gallo. Decisione, quest’ultima, in linea con i costumi del tempo, quando ancora i ritmi quotidiani erano scanditi dai meccanismi naturali. Nei preparativi dell’evento doveva pertanto essere decisiva la scelta del gallo, più che quella del destriero e del cavaliere. I senesi ne scelsero uno bianco, mentre i fiorentini optarono per uno nero, che tennero chiuso in una piccola e buia stia e pressoché digiuno per così tanti giorni da indurlo in un forte stato di esasperazione.

Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo nero cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Firenze di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello senese, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire. Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere senese percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere.

Fu così che quasi tutto il Chianti passò sotto il controllo della repubblica fiorentina, molto tempo prima della caduta di Siena stessa.

Dopo questa vicenda, il Gallo Nero divenne anche il simbolo delle Lega del Chianti che, all’interno dello stato fiorentino, aveva compiti amministrativi e di difesa militare del territorio.

Dato il suo significato politico, fu anche raffigurato nel Salone del Cinquecento, in un celebre affresco del Vasari, quando nella metà del sedicesimo secolo l’illustre pittore e architetto fu chiamato a ristrutturare il Palazzo Vecchio a Firenze.

I satelliti dell’universo Gallo Nero

La Fondazione per la Tutela del Territorio del Chianti Classico - Onlusnasce nel 1991 per volontà del Consorzio del Marchio Storico - Chianti Classico, confluito nel 2005 nel Consorzio del Vino Chianti Classico. Sin dalla sua costituzione alla Fondazione è stata attribuita la specifica missione di tutelare il patrimonio ambientale del territorio e valorizzare le sue eredità artistico - culturali.

Da sempre il Chianti ha rappresentato una terra di confine, aspra e difficile, che nei secoli, grazie all’attività umana, è riuscita a trasformarsi in un territorio rurale tra i più affascinanti al mondo. Oltre a costituire un fondamento della sua identità culturale, il paesaggio rappresenta una delle principali risorse di cui oggi dispone il Chianti, e per tali motivi va difeso e tutelato.

Secondo quanto stabilito dallo Statuto, le attività della Fondazione si concentrano in due principali ambiti: tutela del territorio e valorizzazione dei suoi beni artistici, culturali e ambientali.

La Strada del Chianti Classicoesiste da sempre. Nei secoli ha ceduto il passo a etruschi, romani, agli eserciti contrapposti di Firenze e Siena che nel medioevo si sono affrontati per la sua conquista.

Oggi i suoi km restituiscono a chi la percorre la grande storia di cui sono testimoni e al tempo stesso ospitano chi da questa grandezza ha preso ispirazione per lavorare ogni giorno con la passione e la serietà che hanno reso la terra del Gallo Nero uno dei giacimenti enogastronomici più apprezzati al mondo.

Per tutelare questo patrimonio il 15 dicembre 2008 è nata la Strada del Vino e dell’Olio del Chianti Classico. In un’area geografica che divide le sue eccellenze storiche, artistiche ed enogastronomiche in nove diversi comuni distribuiti nelle due province di Firenze e Siena, la “Strada” si presenta come realtà unificante non solo di confini geografici e vecchi campanilismi, ma anche delle diverse attività economiche che la abitano: aziende vinicole e oleicole del Chianti Classico, strutture ricettive, ristoranti, artigiani e tutti coloro che nel rispetto del territorio contribuiscono a renderlo unico attraverso la loro attività.

Il Consorzio Olio DOP Chianti Classicoè nato spontaneamente nel 1975 sulla scia del Consorzio di tutela dell’omonimo vino, tutela e promuove la denominazione DOP dall’anno della sua nascita nel 2001, seguendo gli stessi criteri qualitativi che da ormai più di trent’anni stabiliscono se un olio extravergine può fregiarsi della denominazione DOP Chianti Classico.

Il Consorzio assiste i produttori nel loro costante sforzo rivolto alla creazione di un prodotto che mantenga sempre alti livelli in quelle componenti che partecipano attivamente alla salvaguardia della nostra salute e regalando al prodotto profumi e sapori “classici”.Caratterizzato da un buon sapore fruttato, sentori di carciofo crudo ed erba fresca e gradevolmente piccante in gola, l’olio DOP Chianti Classico è frutto ed espressione del territorio del Chianti Classico in cui viene prodotto dagli oltre 300 soci del Consorzio.

L’attività del Consorzio Olio DOP Chianti Classico non si esaurisce però tra gli olivi e nei frantoi, ma allarga il suo raggio d’azione in altri ambiti, promuovendo l’extravergine del Gallo Nero attraverso eventi scientifici e divulgativi in giro per il mondo.

Il Consorzio Vino Chianti Classico

Il Presidente, Dr. Marco Pallanti, ci parla del Consorzio Vino Chianti Classico.

L’attività del Consorzio. Dalla sua nascita il Consorzio Vino Chianti Classico si occupa della tutela, della vigilanza e della valorizzazione della denominazione Chianti Classico. Dal Consorzio per la difesa del vino Chianti e della sua marca d’originedel 1924 al Consorzio Vino Chianti Classicodi oggi, l’organismo consortile ha cambiato nomi e stili grafici del suo marchio dove da sempre però campeggia il simbolo storico del Gallo Nero.

Oggi il Consorzio si conferma come uno dei principali referenti delle istituzioni nazionali e comunitarie per il settore vitivinicolo. La sua organizzazione interna prevede strutture necessarie ad assolvere i suoi compiti istituzionali: dal fronte della salvaguardia e dei servizi, che vede impegnati il laboratorio di analisi e quello legale, a quello della valorizzazione, affidato all’ufficio marketing e comunicazione, il Consorzio Vino Chianti Classico si sviluppa in diversi organi legati dal comune impegno verso produttori e consumatori del Chianti Classico e della sua terra di origine.

Per questo l’intera filiera, dalla produzione delle uve all’imbottigliamento del prodotto, è sottoposta ad un sistema di tracciabilità, i cui dati vengono gestiti direttamente dal Consorzio e inseriti in un database informatizzato di pubblica fruibilità. Il Consorzio attua, inoltre, un severo controllo sul prodotto confezionato già presente nei canali di vendita per verificare la corrispondenza al prodotto certificato.

Un’altra importante attività è la ricerca e sperimentazione in ambito agronomico ed enologico.

Numerose, infine, sono le attività promozionali, di pubbliche relazioni, comunicazione e marketing che vengono realizzate nel corso degli anni al fine di promuovere, diffondere e dare lustro all’immagine del vino Chianti Classico nel mondo.

Il nuovo disciplinare di produzione. Allo scopo di tutelare in maniera sempre più efficace la qualità del Chianti Classico, il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali ha recentemente approvato le nuove modifiche al disciplinare di produzione del Chianti Classico proposte dall’Assemblea generale dei soci del Consorzio. Il testo che regola la produzione del Chianti Classico ha così subito alcune piccole ma significative modifiche, volte a garantire ulteriormente la qualità del prodotto, in particolar modo per quanto riguarda il vino sfuso.

In questo senso si inserisce la modifica riguardante la “Comunicazione preventiva di vendita” che prevede di comunicare all’ente di certificazione la commercializzazione dello sfuso “atto a divenire, almeno due giorni prima del trasferimento dello stesso”.

Tale prodotto oggetto della commercializzazione deve rispondere alle caratteristiche chimico-fisiche” previste dal disciplinare per il vino già certificato Chianti Classico.

Altri criteri che regolano la produzione dei vini del Gallo Nero, alla luce delle recenti modifiche del disciplinare riguardano la densità minima per l’impianto di nuove vigne che viene stabilita in 4.400 ceppi per ettaro e l’entrata in produzione dei vigneti: a questo proposito i vigneti non possono entrare in produzione prima del terzo anno dall’impianto per una resa massima del 40% della quantità consentita dal disciplinare (30 qt di uva). Dal quarto anno entrano a pieno regime per una resa del 100% (75 qt di uva).

Il ruolo del Consorzio a seguito della nuova OCM Vino. A seguito del regolamento comunitario 1234/08 sull’OCM vino è stato approvato a livello nazionale il Dgls n. 61 che ha sostituito la vecchia legge 164/92 sulle denominazioni di origine.

In questo contesto la novità più significativa per i Consorzi di tutela che hanno una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione è data dal fatto che l’attività di valorizzazione svolta da quest’ultimi, diversamente da quanto fino ad oggi avvenuto, sarà sostenuta da tutti gli utilizzatori della denominazione e non più soltanto dagli associati al Consorzio.

In sostanza una sorta di “erga omnes” per la valorizzazione della denominazione e del suo marchio.

Se da un lato, quindi, i Consorzi hanno ceduto la pura attività di controllo, dall’altro gli organismi con una rappresentatività di almeno il 66% della denominazione avranno la possibilità di gestire tutta l’attività di vigilanza, tutela e valorizzazione “erga omnes”. Un grande risultato che rafforza il ruolo del Consorzio come reale gestore della denominazione. Oltre a quanto suddetto, secondo la proposta ministeriale il Consorzio potrà anche definire l’attivazione di politiche di governo dell’offerta, al fine di salvaguardare e tutelare la qualità del prodotto e contribuire al miglior coordinamento dell’immissione sul mercato della denominazione tutelata.

Prossimi appuntamenti con il Chianti Classico

Chianti Classico Collection 2011

Due mesi al tradizionale appuntamento del Gallo Nero con stampa ed addetti ai lavori, previsto per il 15 e 16 febbraio prossimi alla Stazione Leopolda di Firenze.

Anche quest’anno le protagoniste saranno le centinaia di bottiglie di Chianti Classico in degustazione nell’arco di due giorni dedicati a uno dei territorio vinicoli più prestigiosi del mondo. La “Chianti Classico Collection 2011” andrà in scena come di consueto alla Stazione Leopolda di Firenze dove verranno presentate a stampa e addetti ai lavori le ultime annate e le principali novità del Gallo Nero.

Il via è previsto per le 9.30 di martedì 16 febbraio, giornata dedicata esclusivamente alla stampa che avrà la possibilità di assaggiare oltre 350 etichette delle ultime annate di Chianti Classico. Previsti anche quest’anno oltre 200 giornalisti provenienti da 29 diversi paesi europei e extraeuropei: Italia; Danimarca; Spagna; Germania; Inghilterra; Polonia; Serbia; Olanda; Repubblica Ceca; Russia; Svezia; Norvegia; Austria; Ucraina; Finlandia; Francia; Belgio; Grecia; Svizzera; Croazia; USA; Giappone; Canada; Cina; Corea del Sud; Australia; India; Israele; Brasile.

Il 17 febbraio entreranno in scena anche gli IGT prodotti nel territorio e le anteprime di un 2010 che promette delle gran belle sorprese. Il neonato Chianti Classico infatti si sta comportando bene in cantina, intenso nei colori e nei profumi, presenta livelli di acidità tali da fare prevedere una buona attitudine all’invecchiamento; le gradazioni alcoliche risultano elevate ma senza eccessi, a vantaggio di prodotti equilibrati, che lasciano spazio a un ricco bagaglio aromatico. Qualità che sarà possibile apprezzare direttamente insieme ai produttori che saranno presenti alla Leopolda durante la seconda giornata di degustazioni.

Dalle 13.00 la giornata sarà dedicata agli operatori del settore che avranno tempo fino alle 20.00 per incontrare i produttori e testare le diverse etichette in degustazione.

Proprio per gli operatori il Consorzio sta approntando un modulo di iscrizione on line che sarà accessibile dal 22 dicembre su www.chianticlassicocollection.it.

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