Il 7° Cielo di Montrachet

Generalmente la Borgogna evoca immagine di grandi vini rossi, dai Grand Cru della Cote d'Or, fino al leggendario Romanée-Conti.
Non può, peraltro, essere dimenticato che questa regione è la culla di alcuni dei vini bianchi più grandi (ed apprezzati dagli intenditori) del mondo.
In questa zona dal clima secco e ventilato (cosa che favorisce la buona qualità delle uve), troviamo distribuita la coltivazione dei vigneti, classificati in denominazione comunale e regionale nella parti pianeggianti, in Premier Cru nelle parti della bassa collina e della sommità, mentre i Grand Cru si trovano nella parte mediana del declivio.
Il terreno è di natura essenzialmente calcarea e ciò contribuisce a conferire ai vino struttura e complessità. Come in tutta la Borgogna, l'unico vitigno utilizzato in purezza è lo Chardonnay, vitigno precoce e, come tale abbastanza sensibile al freddo, ma capace di fornire un elevato tenore alcolico unitamente a struttura e profumi.
Dall’epoca gallo-romana si parla di ”Mons rachicenis” una piccola collina incolta. Nel XIII secolo apparve per la prima volta la definizione di Mont Rachat o Mont Chauve zona rocciosa sulla quale si era formato un sottile strato vegetale, dove solo la coltivazione della vite poteva dare risultati meravigliosi. In quel periodo furono i monaci dell’abbazia di Mazyère, vicino Beaune, che introdussero la viticoltura in questo appezzamento capace di produrre un secolo più tardi il migliore vino bianco della Borgogna e in seguito dell’intera Francia. Si divide in parti quasi uguali tra i comuni di Puligny-Montrachet (4 ettari) e Chassagne-Montrachet (3.9 ettari), è frazionato in una trentina di parcelle di cui solo un paio sono superiori all’ettaro.
Nel XVIII secolo Thomas Jefferson, allora presidente degli Stati Uniti, definì il vino prodotto qui uno dei più grandi e ne acquistò alcuni ceppi per reimpiantarli in Virginia.
Partendo da queste certezze, e curiosa di testare la grandezza di questo vino e di confrontarla con i suoi prestigiosi vicini, la Delegazione Fisar di Firenze, lo scorso 23 settembre ha organizzato una degustazione presso la Divina Enoteca.
Difficile fare gerarchie quando si parla di certe bottiglie, ci piace ricordare però la sublime eleganza dello Chevalier Montrachet di Philippe Colin, la grande freschezza del Criots Batard Montrachet di Fontaine Gagnard entrambi frutto della vendemmia 2012, annata ottima per i bianchi; la compostezza del Batard Montrachet di Bachelet Monnot e la perfezione stilistica del Bienvenues Batard Montrachet di Olivier Leflaive, in questo caso parliamo invece di bottiglie relative all’annata 2011, che ci regala vini più caldi e avvolgenti. Discorso a parte merita il Montrachet di Bouchard Père & Fils, sempre del 2011, un vero gigante seppure ancora giovanissimo, ma dalla complessità davvero incredibile: agrumi, pietra focaia e spezie dolci ci hanno regalato delle sensazioni davvero indimenticabili.
La degustazione è stata mirabilmente condotta da Livio del Chiaro MSA Fisar per il 2014, coadiuvato da Leonardo Finetti e Giovanni D’Alessandro per la sezione descrittiva e introduttiva.
Una serata che ha lasciato un indelebile ricordo in tutti coloro che hanno partecipato e che ha permesso di verificare la grandezza di questo splendido “spicchio” di Borgogna.
Giovanni D'Alessandro
Innamorato perso della Borgogna e del Pinot Noir, cerca, si spera con successo, di trasmettere la sua passione urbi et orbi.
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