4 gennaio 2011

Il Montecucco tra Storia, Terroir e Tradizione

Il Montecucco tra Storia, Terroir e Tradizione

La campagna toscana offre angoli e prospettive sorprendenti ed affascinanti.
Ed i colori ed i profumi solleticano i sensi in modo diverso a seconda della stagione.
Siamo fortunati ad inoltrarci nella zona del Montecucco in una chiara e soleggiata giornata di fine primavera: dorati campi di grano, verdi pascoli, boschi, vigneti ed oliveti si alternano in un caleidoscopio di colori che ricorda da vicino l’opera dei Macchiaioli.
Il territorio iscritto alla Doc Montecucco, tutto ricadente nella provincia di Grosseto, si trova compreso tra la Maremma toscana e le pendici del monte Amiata, in posizione limitrofa a quella dell’areale di produzione di un altro rinomato vino toscano: il Brunello di Montalcino.
Un’analisi orografica più attenta ci rivela come sia proprio il corso di un fiume, l’Orcia a segnare il confine orientale fra l’area di produzione del Montecucco e quella del Brunello.
Scopo della nostra visita è cercare di scoprire qualcosa di più su questo fratello minore del Brunello, il Montecucco.
La natura e la composizione chimico-fisica dei suoli agrari risentono della matrice pedologica fondamentale che li ha generati nel corso dei millenni: il monte Amiata.
Si tratta di un antico vulcano ormai spento, della cui attività sono responsabili tanto la fertilità chimica (in particolare la ricchezza in potassio) quanto le caratteristiche fisiche dei suoli.
L’area di produzione della Doc è piuttosto ampia, ricadendo nel territorio di 7 comuni (Arcidosso, Campagnatico, Castel del Piano, Cinigiano, Civitella Paganico, Roccalbegna, Seggiano): pretendere di riscontrare uniformità e completa omogeneità nelle caratteristiche dei suoli di un così ampio areale è impossibile.
Le rocce dalla cui disgregazione si sono originati i suoli sono principalmente tufi ed arenarie frammentate: fisicamente i suoli possono così contare su di un notevole apporto in macro e microporosità, elementi fondamentali da incrociare con le variabili macro e microclimatiche della zona.
Infatti questo areale risente da una parte della presenza del monte Amiata, dall’altra della vicinanza con il Mar Tirreno: questi due fattori influiscono su caratteristiche fondamentali quali la quantità e la distribuzione delle precipitazioni (pioggia e neve, concentrate soprattutto nel periodo autunno-invernale), temperature medie annue ed estive, escursione termica giorno/notte dall’invaiatura in avanti, irraggiamento solare, ventilazione.
Superato l’abitato di Poggi del Sasso, in cui troviamo la sede del Consorzio di Tutela, proseguiamo in un panorama mozzafiato verso l’azienda storica del Montecucco, la Tenuta di Montecucco: ruotando lo sguardo a 180 gradi prima si gode dell’imponente presenza del monte Amiata, poi si “sente” il profumo dei vigneti esposti a sud di Montalcino, infine ci si perde nelle dolci colline che reclinano verso il mare della Maremma.
La posizione in cui sono posti gran parte dei vigneti sembra godere di una condizione privilegiata, in una sorta di ideale corridoio che dall’Amiata al Tirreno genera continuamente inversioni termiche e moti convettivi: il risultato è una costante ventilazione, prezioso aiuto biologico alla coltivazione della vite.
E’ solo toccando con mano le caratteristiche di questo “terroir” che si può comprendere a pieno la profonda vocazionalità viticola della zona.
Abbiamo appuntamento con il vice presidente del Consorzio del Montecucco Stefano Alessandri, che è anche il direttore dell’azienda che ci ospita e che ci guida in un tour in un clima di spontanea cordialità nel corso del quale ci illustra non soltanto la storia dell’azienda, ma ricostruisce anche quella della viticoltura del comprensorio.
Non abbiamo ancora terminato le presentazioni che già ci troviamo alla testata di un vigneto a Sangiovese.
Dom:-La vocazione e la tradizione agricola della Maremma Toscana e della zona in particolare
sono tanto note da essere parte ormai dell’immaginario collettivo: come si è inserita e come si
inserisce nel contesto produttivo primario la vitivinicoltura?
Alessandri: Basta guardarsi attorno per comprendere che il fattore “terra” ha costituito da sempre un
elemento centrale nell’economia e nel tessuto sociale della zona.
In particolare la vite è qui presente già in epoca primitiva, come testimoniato dai reperti rinvenuti
nella cosiddetta Grotta dell’Arciere (5000-3000 a.C.), ma è con gli Etruschi che la viticoltura si
sviluppa a pieno fino ad arrivare ai nostri giorni.
La nostra azienda in particolare fa risalire le sue origini almeno al ’300 con Pia dé Tolomei e del
vino della zona esistono notizie e menzioni da epoche ancora precedenti: questo a testimoniare la
antica vocazione viticola del territorio.
Dom: - E la Doc Montecucco quando nasce, in risposta a quali esigenze e che tipologie di prodotto
prevede?
Alessandri: - La Doc attuale è relativamente giovane, essendo stata riconosciuta solo nel 1998.
Attualmente prevede 4 differenti tipologie di prodotto (Bianco, Rosso, Sangiovese, Vermentino),
ma osservando i dati relativi alle superfici iscritte alla Doc, si scopre come oltre il 97% dei vigneti
sia impiantato a vitigni a bacca rossa, essenzialmente Sangiovese.
Oggi la superficie vitata Doc è di circa 800 Ha e la produzione annua si attesta attorno ad 1,8
milioni di bottiglie.
Dom: - Il Sangiovese fa pensare alla vicina Montalcino…
Alessandri: - E’ proprio il Sangiovese, a partire dagli anni ’70, ad essere stato interessato da una
forte espansione in superficie.
Ad oggi la maggioranza degli impianti, realizzati in gran parte dal 1998 in poi, sono stati realizzati
tenendo conto dei moderni concetti della viticoltura, utilizzando cloni come R6 e F9 e sono condotti
con l’obbiettivo di perseguire la qualità piuttosto che la quantità.
Montecucco, come Montalcino, gode di condizioni ottimali in fatto di clima e suolo: se vogliamo
qui la presenza di una maggiore intensità di radiazione luminosa e di calore durante l’estate,
assommate alla ventilazione costante ed agli andamenti pluviometrici solitamente scarsi nel fineestate
inizio-autunno, comportano condizioni ideali anche per una pratica viticola più attenta alle
esigenze ambientali.
A testimonianza dell’antica storia viticola della zona c’è anche il rapporto di partnership con
l’Università di Pisa: attualmente è in corso uno studio per cercare di ricostruire la storia
ampelografica della zona, in particolare con il sequenziamento genetico dei cloni autoctoni e “non
ufficiali” di Sangiovese.
Dom: - La vocazionalità della zona in rapporto all’utilizzo di pratiche agricole “ecocompatibili”
quali l’agricoltura biologica si avverte anche istintivamente visitando per la prima volta questi
territori….
Alessandri: - Certamente quello che salta all’occhio immediatamente a qualsiasi persona venga in
questa zona per la prima volta è l’armonia, l’equilibrio e la bellezza del panorama nel suo
complesso: una successione di campi coltivati, pascoli, boschi, oliveti, vigneti perfettamente
integrati a piccoli, suggestivi ed antichi borghi abitati.
Il tutto al riparo dalla presenza della cima dell’Amiata da una parte e del mare dall’altra.
Dom: - Qui, come altrove in Toscana, si deve la conservazione del patrimonio paesaggistico ed agricolo a quella antica istituzione sociale rappresentata dalla mezzadria…
Alessandri: - Senza dubbio la mezzadria ha avuto anche qui la funzione di radicare in modo equilibrato il fattore umano a quello ambientale e produttivo.
Anche queste zone hanno conosciuto a partire dal secondo dopoguerra fenomeni quali l’abbandono delle campagne e l’invecchiamento dell’età media degli addetti impiegati in agricoltura, ma qui ha resistito uno “zoccolo duro”, per così dire, che ha mantenuto in piedi una economia agricola basata su ordinamenti produttivi ampi, nei quali accanto alle produzioni vegetali, al vino e all’olio, ha sempre mantenuto un posto importante l’allevamento.
Dom:- Insomma si potrebbe dire che qui, da sempre, si è praticato un tipo di agricoltura che oggi definiremmo “ecocompatibile” e “multifunzionale”.
Attualmente quali sono le tendenze di mercato e gli orientamenti produttivi prevalenti?
Alessandri:- Dopo un periodo successivo al riconoscimento della Doc in cui si è assisitito ad un notevole sviluppo della superficie vitata investita soprattutto a Sangiovese ed altri vitigni a bacca rossa, le ultime risultanze di mercato parlano di un incremento della domanda per la tipologia Bianco e Vermentino in particolare, tanto che la quantità prodotta non riesce a soddisfare la domanda: è questo il caso dell’azienda che vi ospita oggi, la Tenuta di Montecucco, che produce circa 15.000 bottiglie di Vermentino che vanno letteralmente a ruba.
In generale, comunque, caratteristica comune di tutte le tipologie è il vantaggioso rapporto qualità prezzo: si va dai 4/6 euro per il Rosso fino ai 18/20 euro per il Sangiovese Riserva.
Intanto nel nostro colloquio itinerante siamo passati prima dal vigneto all’antica orciaia del ‘700, poi in cantina, tra vasche di fermentazione, fusti di affinamento e barriques, infine nella saletta di degustazione, pronti alfine a degustare i meravigliosi prodotti di questo territorio.
Le caratteristiche principali riscontrate in fase degustativa sono, per i Rossi, un vivace colore rosso rubino, un bouquet fruttato e vegetale, una fresca nota acida accompagnata da un deciso corredo tannico, da una robusta spalla alcolica e da un equilibrio generalmente soddisfacente.
I vini delle tipologie Sangiovese e Riserva assumono a pieno titolo le connotazioni di vini rossi importanti, caratterizzati da potenzialità evolutive, longevità e persistenza notevoli: alle fresche note acide, alla quantità e qualità dei tannini ed al contenuto in alcol e polialcoli, si aggiunge qui la presenza di notevoli quantità di estratto secco a conferire una struttura generale ai vini decisamente robusta.
Una caratteristica dei suoli, in buona parte tufacei e comunque di origine vulcanica, si ritrova nel bicchiere: la mineralità e la sapidità dei vini, tanto rossi che bianchi, è infatti marcata e piacevole.
Osservo il Sangiovese ruoteare nel mio bicchiere e mi ci immergo ancora una volta: non posso fare a meno di pensare a quanto in fretta sia cresciuto questo fratello minore del Brunello.


LA DOC MONTECUCCO IN PILLOLE
Il Consorzio di Tutela del vino Montecucco nasce con il riconoscimento della Doc nel 1998: oggi esso rappresenta 52 aziende su circa 70, oltre 500 Ha di vigneto su una superficie vitata complessiva di più di 800 Ha ed oltre 1,2 milioni di bottiglie su una produzione complessiva di poco meno di 2 milioni l’anno.
I numeri sono destinati a crescere, dato che i vigneti di recente impianto stanno tutti per entrare in produzione piena.
Altra novità per il futuro prossimo venturo è il passaggio alla Docg, essendo già stato avviato l’iter necessario.

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