L'ALTRO NEBBIOLO

Da un Nebbiolo all’Altro
C'è il nebbiolo che tutti conoscono, cioè, inutile dirlo, quello del Barolo e del Barbaresco e c'è “l'altro nebbiolo” quello introdotto da Livio del Chiaro venerdì all'Italiana Hotels. E non deve essere stata solo una mia curiosità, visto che eravamo circa una cinquantina, tutti pronti ad ascoltare e, chiaramente, a degustare questo “altro nebbiolo”.
Il nostro ex (ma un'ex “ex novo”, intendiamoci, fresco fresco di passaggio di scettro) Miglior Sommelier dell'Anno ha scalato valichi impervi, è andato per monti, per valli a cercare questo nebbiolo di montagna che, a seconda delle zone di produzione, si chiama Picoutener (Valle d'Aosta), Chiavennasca (Lombardia) o Spanna (alto Piemonte). Il punto in comune a tutti è la coltivazione eroica, o quasi, la produzione limitata, la manualità nella lavorazione e, di conseguenza, l'alto numero di ore passato in vigna. Sinceramente , osservando e foto delle slides di Livio, qualche oretta in vigna me la passerei anch'io, tra quelle valli magnifiche dai paesaggi mozzafiato.
Dallo zaino di montagna di Livio al banco di assaggio
Piemonte
Abbiamo assaggiato 6 vini durante la serata, ciascuno degno rappresentante del terroir da cui proviene. Si inizia dal Piemonte, ma siamo proprio confinanti con la Valle d'Aosta con il Carema Etichetta Nera 2012, prodotto dalla Cantina Produttori Nebbiolo di Carema (DOC Carema). La coltivazione a terrazzamento con muretti a secco e pilastri in pietra rende ardua la vita ai vignerons, ma dà la sua particolarità a questo vino dal colore rubino di media intensità dai riflessi granati, con una spiccata acidità che gli dà notevole freschezza. Note fruttate di ciliegia marasca, con speziature lievemente accennate.
Valle d'Aosta
Si sale leggermente, ma di poco, tanto che ci si potrebbe anche arrivare a piedi con un'oretta di passeggiata seguendo la Dora Bàltea, per entrare in Valle d'Aosta e trovare la Cantina Cooperativa di Donnas con un Donnas 2011 (DOC Valle d'Aosta). Qui l'acino piccolo e tenero del nebbiolo diventa, infatti, picoutener ed è presente per il 90%, affiancato da Freisa e Neyret. Al naso frutti di bosco e rosa appassita, a mio avviso un po' troppo presente, tanto da renderlo quasi un po' stucchevole. Meglio al gusto dove un sapore leggermente mandorlato attenua la dolcezza floreale.
Di ritorno in Piemonte
Si resta in montagna ma ci si sposta ad est per ritornare in Piemonte, e precisamente sulle colline novaresi dove incontriamo la DOC Storica Boca. Si degusta un Boca 2010 dell'azienda vitivinicola Sergio Barbaglia. Il nebbiolo, qui chiamato Spanna, vi è all'80% e la Vespolina per il restante 20%. Naso floreale, si sente molto la violetta, un po' di rosa. Di facile beva, ha un retrogusto di melograno. Alle mie spalle sento commentare che l'annata precedente, 2009, è stata ancora migliore.
Lombardia
Se l'inferno dantesco somigliasse, anche se lontanamente, a questo Riserva Fiamme Antiche Inferno 2010 (DOCG Valtellina Superiore) prodotto da Ar.Pe.Pe, vi assicuro che saremmo tutti ben felici di “arrostire” tra i vigneti di Chiavennasca (sempre di nebbiolo si parla) delle “infuocate” terrazze sui ripidi ed assolati pendii del comune di Poggiridenti (So). É, dei 6 vini in assaggio, quello che ho preferito. Il perfetto grado di maturazione delle uve regala profumi intensi, gusto austero ma avvolgente e una tannicitá che, seppur ben presente, è elegante.
Un terzo giro in Piemonte
E dopo questa breve tappa in Lombardia, si torna in Piemonte, in due zone che sono entrambe DOCG e che sono molto vicine tra di loro ma con una gran differenza di terreno: Gattinara e Ghemme. Nel Gattinara la formazione del suolo è vulcanica, nel Ghemme il terreno é ciottoloso e ricco di sali minerali. I vini sono diversi: il Gattinara è più sottile, gioca sul l'eleganza e su caratteristiche che potremmo definire borgognone, mentre il Ghemme è un rosso austero e possente. Il Gattinara in assaggio è un 2009 di Mauro Franchino, il Ghemme un 2008 di Rovellotti. Mentre nel primo la spanna è in purezza, nel secondo c'è un 15% di Vespolina. Si è già intuita la mia predilezione per i vini austeri, che mi fanno preferire il Ghemme (secondo mio preferito) anche se è molto interessante la nota ematica ben percettibile nel Gattinara, che denota la presenza di ferro nel terreno.
Un vino “bendato” a fine serata
La serata si è conclusa con la degustazione di un vino “bendato”, si presenta come un rosato, e visto il tema della serata tutti si aspettavano un nebbiolo ovviamente. Difatti di Nebbiolo si trattava, sempre proveniente dalle colline novaresi e precisamente dalla cantina di Rovellotti. Fresco e sottile al naso, con un sorso pieno e succoso seppur con un finale leggermente stridente.
Un ringraziamento a Livio Del Chiaro per l’opera di ricerca e l'esaustiva presentazione, ai due sommelier Massimo Amoroso e Roberto Montelatici per il servizio e, naturalmente, alla Fisar di Firenze per permetterci di approfondire sempre nuovi argomenti sul nostro soggetto preferito.
Se la follia umana manifestatasi a Parigi durante quelle ore non ci avesse riportato ad una crudissima realtà, la nostra PAI non avrebbe evoluto in un retrogusto così amaro.
Nadia Padrin
Wine trotter, ama scoprire il mondo e i suoi vini e pur di riuscire a comunicarli si è imparata qualche lingua straniera. Le altre le inventa.
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